Perché si fuma la pipa?

Perché si fuma la pipa?

Perché si fuma la pipa?

 

Nella mia lunga esperienza di fumatore, ancor prima di venditore, mi è capitato di chiedermi: “esiste un altro oggetto capace di creare un senso di piacere, serenità e comfort, come la pipa?

La risposta è sempre stata no, niente vale più di una buona fumata di pipa.

È proprio per questo motivo che vorrei creare un ponte tra chi non ha la minima idea di cosa si celi dietro questo rituale e l’immenso piacere del fumo di pipa.

Vorrei farlo innanzitutto proiettandoti un’immagine.

Immagina un ambiente calmo, fiocamente illuminato, dove siede un signore sprofondato nella sua comoda poltrona, davanti al focolare del suo camino. 

Quest’uomo sta vivendo la sua personale oasi di pace, fantasticando nei suoi pensieri; in una mano un bicchiere di cognac, e nell’altra una pipa dalla quale si levano delle lente spirali di fumo.

Questa atmosfera riflette già una fondamentale differenza con il fumatore di sigaretta: il fumatore di pipa assapora lentamente il suo piacere, a piccole boccate, e ciò che inala non è fumo, ma la sua serenità.

La scena che abbiamo immaginato, però, è solo una piccola parte dell’oasi di pace che la pipa riesce a creare.

Quasi tutti i nostri sensi sono coinvolti in questa straordinaria esperienza.

Partendo dagli occhi, rimango sedotto dall’armonia di forme e colori fin dal primo momento che vedo una pipa che mi piace. 

Amo percepirla al tatto, stringendola nella mia mano, sopratutto quando emana un dolce tepore.

E le narici s’incantano, con l’aroma del tabacco che le sollecita delicatamente ancor prima di iniziare a fumare.

Rimangono le papille gustative, estasiate quando entrano in contatto con questo fumo dai sapori sottili, incomparabili, che valgono quanto quelli dei vini o dei tè più squisiti.

Chi non ha mai fumato la pipa, o peggio, chi non ha mai saputo fumarla bene, potrebbe finalmente farsi un’idea di tutto quello che perde: un piacere totale, che coinvolge quattro dei nostri sensi, e in più, lo spirito.

 

Molto più di uno strumento da fumo

 

Sono talmente tante le qualità che rendono la pipa un oggetto del tutto unico nella storia umana, che per descriverla potrei solo usare parole che trascendono le attività quotidiane: magia, mistero.

Solo un sterile dizionario può definire la pipa un semplice strumento per fumare il tabacco.

Al di là delle apparenze, la pipa è qualcosa da sempre connesso al sacro, al mistero.

È un oggetto che racchiude tutto: fuoco, terra, acqua, aria, che il fumatore ama e protegge perché in cambio gli dà tanto.

Questa natura della pipa, che va oltre la sua funzione immediata, spiega anche perché tante personalità, come pittori e scultori, abbiano rappresentato la loro profonda passione per la pipa.

 

La pipa secondo gli artisti

Il “Soffiatore di tizzone” dipinto da Georges de La Tour è un esempio memorabile di ciò che ho detto finora.

Si sa che de La Tour rappresentava le scene profane alla luce del giorno, mentre quelle d’ispirazione sacra al buio.

Il suo fumatore di pipa sarebbe dovuto essere rappresentato alla luce del sole, alla pari di un giocatore di carte o di un musicante. Ma de La Tour scelse la notte.

L’artista non voleva ridurre il fumo di pipa a un mero piacere, alla pari di un qualsiasi altro.

Ma voleva mostrare come il fumatore, con il rituale che porta all’accensione, entra nel mondo del sacro. È solo il fuoco proveniente dal braciere della pipa ad illuminare la scena.

Scena che inquadra solo il fumatore e la sua pipa, circondati dal mistero, in un universo fatto di tranquilla felicità, dove nulla o nessuno può penetrare.

Molti altri artisti, filosofi e scienziati hanno riconosciuto nella pipa una funzione “creatrice”.

Schopenhauer diceva: “Fumare la pipa dispensa dal pensare”. In questa piccola frase lapidaria, intendeva che, fumando, i pensieri vengono da soli.

 

L’incombente minaccia delle sigarette

 

Verso la fine dell’XIX secolo, le sigarette cominciarono ad ottenere sempre più popolarità, e Stephane Mallarmé (poeta e scrittore francese), che aveva ceduto ad esse, riconobbe che soltanto la pipa riusciva a stimolarlo a lavorare e, cosa più importante per un poeta, nutrirlo di sogni e ricordi.

Da quella presa di coscienza, buttò via tutte le sigarette e riprese in mano la sua pipa. Già dal primo tiro rimase incantato dalla magia della sua pipa.

Ma dove proviene questa misteriosa spinta alla creatività e all’intelletto, come d’altronde possono testimoniare personalità del calibro di Albert Einstein, Mark Twain, Isaac Newton o Èdouard Manet? 

Come fa la pipa a favorire l’attività dello spirito?

A dare una risposta a queste domande è Baudelaire, che in un celebre sonetto lascia parlare la pipa stessa: “Sono la pipa di un autore; (…) Quando è colmo di dolore (…) Abbraccio e cullo la sua anima (…) E gli avvalgo un dittamo possente / Che incanta il suo cuore e guarisce / Il suo spirito affaticato”.

Baudelaire, con queste toccanti parole, ci racconta come la pipa guarisca le fatiche del fumatore, lo sollevi dai suoi dolori, ne culli l’anima.

“Per l’anima in pena, la pipa è come la carezza della madre al suo bambino malato”, dice un proverbio indiano.

La pipa nutre lo spirito e, una volta risanato e rinvigorito, può fiorire e crescere in modo straordinario.

 

Una magia che va oltre l’inconscio

La pipa, a differenza del sigaro o della sigaretta, è anche un oggetto.

La sua bellezza non si limita alla fumata in sé, ma ne fanno parte anche forme e materiali.

L’appassionato non riesce a fare a meno di toccarla e contemplarla, perfino quando è spenta.

La sua forma, che combina il volume compatto del fornello e la linea slanciata del bocchino, suggerisce di per sé un equilibrio che appaga lo spirito.

Se poi l’artigiano ha un’anima artistica, ecco che la pipa diventa un piccolo capolavoro che rasserena lo spirito.

Ma ciò che più distingue la pipa dai suoi concorrenti, è il rituale che la circonda.

 

Il futuro della pipa

 

Dopo la Prima Guerra Mondiale, quando la sigaretta iniziò ad affermarsi, la pipa ha iniziato ad avere il suo declino, come se il nostro attuale modo di vivere non ci permettesse di sacrificare del tempo al suo rituale.

Se un tempo le raffigurazioni della pipa nelle arti erano numerosissime, oggi sono quasi scomparse.

Sono tante le cause che hanno portato questa tendenza, così come per la lettura.

Effettivamente, il fumo lento è similare a quest’ultima: entrambi richiedono una partecipazione attiva.

Noi crediamo che la pipa, insieme ai libri, non scomparirà mai dalle abitudini dell’uomo, perché da sempre offre un’esperienza singolare e inimitabile.

Chi si sente aggredito dall’insicurezza e dalla violenza del mondo, riceverà il dono del conforto del ripiegamento su se stesso, mentre chi soffre della sua solitudine, parteciperà a un rituale che può essere condiviso, nel conforto della convivialità.

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