Nessuno sa quando e dove sia nata la prima pipa della storia, ma sappiamo per certo che derivi da un immaginario antico, probabilmente risalente alla preistoria, stimolato dall’inalazione del fumo di un fuoco.
Poi, la natura non ha mai mancato di elementi che, con qualche modifica, potessero essere adattati all’inalazione del fumo, come un osso vuoto, una foglia arrotolata o un filo di paglia.
Ma per conoscere meglio i fumatori di pipa più antichi dobbiamo attendere le prime testimonianze scritte e quei pochi reperti archeologici rimasti.
Le origini della pipa
La pipa nel mondo antico
Prima del tabacco, il fumo veniva considerato “mediatore fra uomini e dèi”, associandolo sempre a un rituale religioso.
Infatti, gli antichi oracoli, come quello di Delfi, leggevano la parola divina tramite fumigazione.
In realtà, l’associazione fumo e religione è ancora esistente, in Amazzonia, e nell’uso dell’incenso nelle chiese cattoliche.
Dal fine religioso, si è poi passati alle virtù terapeutiche del fumo, sprigionato dalla combustione delle piante, per idea dei Greci.
Non a caso, Ippocrate, il primo maestro della medicina scientifica, prescriveva la fumigazione per curare particolari affezioni ginecologiche.
Anche i romani inalavano il fumo per curare i malanni più comuni, spesso aiutandosi con un osso svuotato o, secondo alcuni storici, con vere e proprie pipe d’argilla.
Si tratta dei primi veri strumenti da fumo, considerabili le prime pipe “storiche”.
La pipa nel Medioevo
Nel Giura (al confine tra Francia e Svizzera) e nella Borgogna vennero trovate delle pipe di ferro, chiamate gallo-romane.
Però, nessuna di queste pipe, una volta dissepolte, vennero formalmente autenticate.
Questo, perché sulla maggior parte di esse vennero rinvenute tracce di tecniche adottate ben più tardi nel mondo antico.
Inoltre, non c’è alcuna traccia di uso della pipa per tutto il periodo del Medioevo.
Per questi motivi, gli storici ritengono che la pipa non sia stata conosciuta prima del XVI secolo nel Vecchio Mondo.
In Africa, però, hanno conosciuto l’uso della pipa in epoca molto precoce: i primi esploratori dell’Africa portarono pipe di rame, legno e ferro, anche finemente scolpite, ma non c’è alcuna indicazione attendibile che questa pratica sia anteriore agli inizi del XVI secolo.
Gli indiani d’America sono veri antenati del fumatore di pipa, dato che, fino al XV secolo, erano gli unici ad apprezzare la combustione del tabacco.
L’uso del tabacco da parte degli amerindi è testimoniato da oggetti databili fino a 15.000 anni fa, grazie agli scavi nella penisola dello Yucatàn.
L’uso della pipa nell’America precolombiana viene documentato da un’antica raffigurazione rinvenuta in un basso rilievo di un tempio maya del VI secolo d.C.
Anche nel Nuovo Mondo il fumo aveva uno scopo prettamente religioso, ma, a poco a poco, gli amerindi cominciarono ad abbracciare il fine più banale, ovvero il piacere.
Proprio per questo motivo, gli esploratori europei, alla fine del XVI secolo, iniziarono ad imitare gli amerindi, come amatori del fumo in sé.
La pipa nel Rinascimento
Cristoforo Colombo scoprì il tabacco lo stesso giorno in cui scoprì il Nuovo Mondo: il 15 ottobre 1492.
Per la prima volta, un europeo si trovò di fronte al tabacco.
Il marinaio Rodrigo de Jerez fu il primo europeo a fumare tabacco e, allo stesso tempo, ne fu anche la prima vittima, a causa dell’intolleranza delle autorità politiche e religiose contro questa pianta.
Infatti, venne arrestato in una strada di Barcellona, di ritorno dalle spedizioni nel Nuovo Mondo.
Chi fumava, infatti, veniva giudicato uno stregone, perché esalava il fumo dal naso e dalla bocca come il diavolo.
Nonostante le severe punizioni, gli amanti del tabacco non si scoraggiarono, anzi, diventarono sempre più numerosi.
Dai primi anni del XVI secolo, l’uso del tabacco conobbe un grande successo in Europa.
In Francia, venne introdotto dall’ambasciatore francese Jean Nicot, che ne inviò un po’ alla madre del re, Caterina de’ Medici, affetta da emicranie.
Caterina de’ Medici, dopo aver provato il tabacco, ne trasse sollievo e fece conoscere la pianta a corte, lanciando una vera e propria moda.
Dal nome di Jean Nicot, venne poi battezzata la nicotina.
Dalla seconda metà del XVI secolo, il principale motore dell’ascesa del tabacco è la sua reputazione terapeutica, considerato quasi un rimedio miracoloso.
I medici consideravano il tabacco alla pari di un medicinale, capace addirittura di curare quasi ogni male.
Questa moda diventò così grande che le importazioni e le colture locali non furono più in grado di soddisfare la domanda.
Fino a quel momento, il tabacco veniva consumato in svariati modi: inalato in foglia, fiutato in polvere, masticato o bollito.
L’uso della pipa iniziò ad affermarsi agli inizi del XVII secolo in Inghilterra, dopo l’apertura delle prime fabbriche, diffondendosi grazie all’esperienza dei marinai inglesi, che conobbero le pipe d’argilla degli indiani dell’America settentrionale.
Ben presto, l’uso della pipa fu introdotto a corte, diventando una moda presso l’aristocrazia e, ben presto, un elemento fondamentale dell’élite britannica.
Intorno al 1600, tutti gli inglesi di buona condizione sociale fumavano la pipa, senza distinzione di sesso o età: perfino i bambini portavano una pipa nella cartella quando andavano a scuola, fumandola nell’intervallo, con il maestro che insegnava loro come si doveva tenerla e come riempirla.
Questo, perché si riteneva che il tabacco fosse necessario per mantenersi in salute e che fosse buona abitudine iniziare a fumare sin dalla più tenera età.
In questo periodo di moda del tabacco, il sovrano Giacomo I fu uno dei suoi più aspri avversari, infatti lo considerava nocivo per la salute e solamente profittevole per il commercio spagnolo.
Nonostante la crescente preoccupazione verso questo “vizio indiano”, l’ondata tabagista continuava a imperversare nel Vecchio Mondo.
L’unica consolazione del sovrano fu l’istituzione di una tassa sul tabacco spedito dai coloni d’America, imitato poi da Richelieu in Francia.
A quel punto, il problema era solamente legato alla scarsità delle pipe, infatti, le pipe d’argilla indiane venivano prodotte in piccole quantità ed erano particolarmente fragili.
Finalmente, comparirono in Europa le prime fabbriche di pipe artigianali, con la prima che nacque nel 1575 a Broseley, una cittadina dello Shropshire.
Venivano realizzate pipe d’argilla con il fornello a forma di barilotto, che registrarono sin da subito un gran successo.
Così, nacquero numerose fabbriche a Londra già dal 1600, ma il re Giacomo I rimase comunque ostile al fumo, portando al declino della produzione inglese di pipe.
Numerosi artigiani cattolici si rifugiarono in Olanda, più precisamente a Gouda, dove prosperava la manifattura “La Rosa Coronata” del fabbricante William Baernelts.
Gouda divenne il principale centro produttivo di pipe in Europa, con i fabbricanti di pipe inglesi che mantenevano il monopolio delle tecniche apprese in Inghilterra, ma facendo cuocere i loro pezzi nelle fornaci olandesi.
Questa che oggi chiameremmo “partnership” terminò nel 1630, quando gli olandesi si appropriarono delle tecniche di produzione inglesi, che portò all’emissione di un regolamento, che imponeva di imprimere il proprio marchio su ogni pipa prodotta.
Le pipe di Gouda, però, erano molto semplici e prive di qualsiasi decoro e solamente a partire dal XVIII secolo cominciarono ad essere realizzati prodotti più elaborati.
Infatti, le pipe cominciarono ad essere verniciate e levigate.
Da questo momento in poi, alcune pipe diventarono oggetti di lusso
Ad esempio, si sviluppò l’uso della “pipa nuziale”: quando un pretendente intendeva sposare una donna, si recava da lei con la pipa in bocca chiedendole del fuoco. Se la donna accendeva la pipa dell’uomo voleva dire che c’erano delle possibilità di successo.
Se la volta successiva la ragazza chiedeva di poter fare qualche boccata di fumo, significava che acconsentiva alle nozze e dunque si poteva annunciare il fidanzamento ufficiale a tutto il paese.
L’evoluzione della pipa moderna
Nell’Ottocento, la Francia diventò un grande centro di produzione di pipe in tutta Europa, grazie alla nascita di numerose fabbriche di pipe in molte città francesi.
La famosa ditta Gambier, ad esempio, era specializzata nella produzione di pipe scolpite con l’effigie di personaggi famosi (Napoleone, Victor Hugo) o la riproduzione degli oggetti più diversi.
Il modello che riscosse maggiore successo fu il “Jacob”, che raffigurava il volto sereno di un vecchio barbuto e inturbantato.
La fluente barba era la causa del successo di questo modello perché, mentre nella testa era scavato il fornello, che diventava subito rovente, la barba rimaneva fredda durante la combustione, offrendo così la possibilità al fumatore di tenere la pipa in mano senza scottarsi.
In una Francia costantemente in stato di guerra, la pipa era diventata il maggior conforto del soldato; non a caso, Luigi XIV (che tra l’altro odiava l’odore del tabacco e ne proibiva l’uso a corte), si accertava sempre che questi fossero muniti di pipa e acciarino.
Solamente due secoli dopo, durante il Secondo Impero, la pipa divenne un oggetto comune della vita quotidiana francese.
Infatti, i padroni di “caffè” e osterie dell’epoca fornivano pipa e tabacco, attaccando ai muri del locale una rastrelliera dove i clienti abituali tenevano il “calumet” loro riservato.
Chi non poteva permettersi di fumare la pipa si accontentava di incrostare la pipa dei fumatori più raffinati, che cedevano loro le prime boccate delle pipe nuove perché troppo aggressive per i loro palati delicati.
Curioso come sia nato uno dei sinonimi più comuni della parola pipa, ovvero bouffarde.
Prende il nome dal caporale della Guardia imperiale francese Jean-Népomucéne Bouffardi, che non abbandonava mai la sua amata pipa, neanche nella battaglie più dure.
Si racconta che, quando morì a Friedland, le sue braccia furono staccate da una palla e venne ritrovata una delle sue mani che stringeva ancora la sua più fedele compagna.
Napoleone, dal canto suo, non ebbe un grande rapporto con la pipa, limitandosi a fiutare tabacco.
Solo una volta ebbe l’occasione di provarla, con l’ambasciatore di Persia che gli regalò una bellissima pipa orientale, ma, dopo vari tentativi per accenderla, non riuscì a espellere il fumo, che gli penetrò in gola, facendogli semplicemente urlare, una volta preso fiato: “Portatela via! Mi scoppia il cuore!”.
Una svolta importante nella fabbricazione delle pipe ci fu con l’invenzione del bocchino estraibile da parte degli artigiani di Höhr nel corso del XVII secolo.
Sempre in quegli anni, la pipa in argilla cominciò a vivere un periodo di declino a causa dell’eccessiva fragilità: man mano iniziarono ad affermarsi materiali più resistenti.
Infatti, iniziarono a comparire le pipe in ferro, ma che avevano il difetto di diventare roventi dopo poche boccate, risultando impossibili da tenere in mano per qualche minuto.
Sicuramente migliori sotto questo punto di vista le pipe in argento, dotate di coperchio forato che rallentava la combustione, che però potevano permettersi solo i fumatori più danarosi.
Una svolta determinante si ebbe con i fabbricanti di pipe, che iniziarono a produrre le pipe con bocchino e imboccatura in materiali diversi, con il bocchino solitamente in legno di mascara e con l’imboccatura in corno di cervo o ambra.
In Francia, invece, la porcellana divenne il materiale più popolare, per la grande resistenza al calore, ma con il problema della scarsa porosità, ovviato con l’aggiunta di una speciale testacroce, chiamata “tasca d’acqua”.
Inoltre, si prestava a un gran numero di forme e decorazioni, considerando che la sua pasta era piuttosto facile da modellare, dando agli artigiani da dare sfogo alla loro creatività.
Ben presto, le grandi manifatture iniziarono ad essere affiancate da artigiani specializzati nella decorazione delle pipe, che soddisfavano la crescente domande di pipe personalizzate.
C’era chi si faceva fare un proprio ritratto, o chi faceva raffigurare personaggi del tempo.
Nacquero così pipe più originali, destinate più che altro a un uso decorativo.
Di straordinaria bellezza anche le pipe d’avorio, ma estremamente fragili e praticamente infumabili.
Il legno, comunque, è stato il materiale che diede luogo al maggior numero di tentativi di fabbricazione di pipe.
Il problema di queste pipe è che il fornello tendeva a bruciare insieme al tabacco.
Solamente con l’invenzione della pipa in radica, l’unico materiale estremamente resistente al calore e al fuoco, salvaguardando l’aroma e il gusto del tabacco.
L’inventore della pipa in radica non è mai stato riconosciuto ufficialmente, dando luogo a diverse ipotesi, ma con un comune denominatore: con ogni probabilità, la scoperta si verificò nella Francia meridionale.
Una storia abbastanza divertente, ma poco plausibile, racconta che un fabbricante francese di pipe, inconsolabile per la morte di Napoleone, si recò in pellegrinaggio in Corsica l’anno della morte dell’imperatore, nel 1821.
Durante una sua passeggiata, si sarebbe spezzata la sua pipa e pare avrebbe incontrato un pastore che gliene realizzò un’altra, con l’effigie di Napoleone, in un ciocco di radica.
Il fabbricante francese, entusiasta della qualità del legno e del gusto del fumo, portò in patria un gran numero di ciocchi.
Intorno al 1750, a Saint Claude, nacquero numerose botteghe artigiane che si lanciarono nella fabbricazione delle pipe in legno, diventando ben presto uno dei centri produttivi più importanti.
La radica si impose sin da subito su tutti gli altri materiali, relegandoli al ruolo di curiosità per i fumatori di pipa.
La produzione continuò a crescere fino agli anni Venti, raggiungendo circa 30 milioni di pezzi all’anno.
Ma con la crisi economica del decennio successivo e, in particolar modo, con la diffusione globale della sigaretta, le pipe iniziarono il loro lungo declino: basti pensare che a Saint Claude si fabbricavano circa 2 milioni di pipe nel 1970, attualmente meno di 700.000.
Storia della pipa in schiuma
Cento anni prima della nascita della pipa in radica, nacque la pipa in schiuma di mare, l’unica cui la radica non fece mai ombra.
Pare sia nata per caso il 1723 nella bottega di un calzolaio di Budapest, tale Karel Kovacs.
In quell’anno, il conte Andrassy portò, da un viaggio in Turchia, un pezzo di pietra leggera bianca, da cui ebbe l’idea di farne una pipa.
Il conte Andrassy rimase entusiasta dell’aspetto e delle prestazioni di questa pipa, esibendola non solo in tutti i salotti di Budapest, ma perfino alla corte di Vienna.
La pipa in schiuma era stata lanciata.
Parliamo di pipe che erano riservate all’aristocrazia all’alta borghesia, rappresentando un dono sontuoso offerto per le grandi occasioni.
Infatti, il loro prezzo era davvero elevato.
Questo minerale venne chiamato “schiuma di mare” per il colore e per la leggerezza, tale da galleggiare sull’acqua, con i giacimenti che si trovano perlopiù in Anatolia e che iniziarono ad essere sfruttati dal 1675.
La pipa nel XXI secolo
Attualmente la pipa in radica rappresenta la totalità delle pipe prodotte nel mondo, seguita solamente, a grande distanza, da quelle in schiuma.
L’arte delle pipe in schiuma, purtroppo, è stata minacciata nel 1961 dalla decisione del governo turco di non esportare più questo materiale, privilegiando piuttosto la produzione locale, ma più dozzinale.
Nel 1869, si affacciarono le pipe in mais, inventate da un agricoltore statunitense, che vennero poi esportate in Europa nella seconda guerra mondiale.
Da vent’anni circa, la pipa ha perso molta popolarità, con le cifre sulla produzione in continua discesa.
Questo fenomeno investe sopratutto le pipe comuni, prodotte in serie, mentre le “alte di gamma” hanno una domanda crescente.
Poi, bisogna considerare anche l’aumento dell’età media dei fumatori di pipa.
Un recente studio francese ha rivelato che oltre l’80% dei fumatori di pipa hanno più di 35 anni.
Tuttavia, pare che le campagne antitabacco dei Paesi sviluppati non siano la causa di questo declino.
Anzi, si ritiene che queste favoriscano la pipa, dal momento che è stato dimostrato che quest’ultima sia meno dannosa rispetto alla sigaretta.
I fabbricanti di pipe, in realtà, devono confrontarsi con una realtà sociale profondamente mutata rispetto al passato in tutto il mondo.
Oggi, l’era dell’esaltazione del successo personale e dell’efficienza, dove i prodotti usa e getta la fanno da padrone, scalfiscono la pipa, che piuttosto rimanda alla meditazione e a una misura più umana e serena del tempo.