Le Pipe Calabash
Le Calabash sono pipe davvero particolari: se si chiede a un qualsiasi fumatore quale shape ha sempre desiderato provare, è probabile che vi risponderà proprio la Calabash.
L’abbiamo ammirata negli sceneggiati di Sherlock Holmes e ancora oggi conserva un fascino senza tempo.
Interessante come queste pipe abbiano il fornello rimovibile e una camera di condensazione sottostante, che rende molto asciutto e fresco il fumo quando giunge in bocca.
In questo articolo scopriremo le caratteristiche delle pipe Calabash e la loro curiosa storia.
Le Pipe Calabash: caratteristiche
Le Calabash sono considerate delle pipe miste perché composte da due materiali. Mentre il fornello esterno è in zucca (più in specifico Caravazza, una particolare zucca africana di colore giallo), il cup, cioè l’estremità più larga, è in schiuma di mare.
Ma come nasce una pipa Calabash?
Durante la crescita della zucca Caravazza, il coltivatore fa sì che questa assuma la classica forma curva delle Calabash. Per farlo, si serve di un asse dotato di piccoli pioli che mantengono il collo della zucca in una certa posizione, obbligando la pianta a svilupparsi nella forma desiderata.
Una volta che la zucca è matura, è pronta per essere tagliata, svuotata, pulita e, infine, essiccata.
Per quanto riguarda il cup in schiuma, presenta un bordo molto largo e svasato, che viene fissato al collo della zucca grazie a una guarnizione di sughero.
Generalmente, le pipe Calabash hanno un bocchino in metacrilato giallo o in ebanite nero, sempre di forma curva.
Un’altra caratteristica delle Calabash è la notevole ampiezza al loro interno, che forma una camera di condensazione e raffredda il fumo, rendendolo più fresco e dolce al palato.
Infine, si tratta di una pipa piuttosto fragile, in particolar modo il cup in schiuma, quindi è consigliabile fumarla solo in casa.
La storia delle Pipe Calabash
Le zucche sono state usate per millenni come contenitori naturali, sia per materiali solidi che liquidi, mentre il fumo della zucca ebbe origine in Africa molti secoli fa.
Dobbiamo tornare al 1652, data in cui gli olandesi fondarono Cape Town, portando a una fusione di culture tra europei e indigeni.
Ai tempi il fumo della canapa era molto diffuso, mentre il tabacco ebbe la sua popolarità poco più tardi.
L’aroma della canapa, essendo piuttosto forte, portava gli indigeni a preferire le pipe ad acqua, che all’epoca erano molto popolari. Queste pipe erano in parte, o completamente, in zucca.
Il frutto conteneva l’acqua, il collo aveva la funzione del cannello e l’estremità (quella attaccata alla pianta) veniva usata per aspirare. Gli indigeni, quindi, si limitavano a pulire la zucca e a lasciarla essiccare per renderla fumabile.
H.L. Blatter fu il primo uomo a esportare in Europa la pipa Calabash dal Sud Africa. Pare che il prototipo ebbe origine all’estremità meridionale dell’Africa, raggiungendo una certa popolarità tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, più in particolare durante la Guerra dei Boeri.
Prima di questa guerra, la Calabash era sconosciuta al di fuori dell’Africa, ma i soldati che combatterono in questo conflitto ne portarono in patria degli esemplari.
Anche se si trattava di una pipa insolita, che dava fumate fresche e piacevoli, la Calabash non venne apprezzata sin da subito dai fumatori europei.
Con il finire della guerra, si assistette a un boom delle pipe che convinse Blatter a tornare nella sua patria, l’Inghilterra, per creare un mercato per le sue Calabash.
Le aziende inglesi dell’epoca, però, le considerarono bizzarre e destinate ad essere solamente una moda passeggera. Così Blatter decise di tornare in Sud Africa e lasciare in Inghilterra tutte le pipe invendute, abbandonando il suo progetto.
Sembrava che le Calabash fossero destinate ad essere un flop nel mercato europeo, ma Blatter dovette attendere solo un anno per tornare a Londra e assistere a un grande successo delle sue pipe, arrivando a vendere tutte le scorte invendute e ricevere numerosi ordini.